Un rimedio istantaneo alla titubanza da distacco
In questo articolo ti mostro una tecnica ultra-rapida per superare paure e titubanze all’idea di eliminare oggetti significativi.
Tutti, nel decluttering, incontriamo oggetti troppo “importanti” per essere eliminati. Le obiezioni che possono sorgere sono varie, ma sono anche un po’ sempre le stesse:
- “Può sempre servire”
- “Era costato dei soldi”
- “Me l’aveva regalato X”
- “Mi ricorda di Y”
- “Senza questo oggetto non non mi sento più Z, perdo una parte di me”
Suona familiare?
Anche se non arrivi a formulare un’obiezione in questi termini, il fatto è che emergono in te disagio e resistenza all’idea di separarti dall’oggetto X. Una parte di te dice SI, un’altra dice NO!
E questo succede anche a chi di decluttering è già relativamente esperto.
Ma se hai già un po’ di esperienza, hai anche un modo semplice e rapido di convincere la parte del NO a mollare la presa spontaneamente e senza dolori.
Prima di tutto, guarda questo post dal gruppo Facebook dei partecipanti di Fai spazio alla vita:
Quella che vedi qui è l’applicazione di una delle tecniche fondamentali del corso, quindi ci sono molte storie simili a questa. Ho scelto quella di questa signora (che preferisce restare anonima) perché si tratta chiaramente di un oggetto importante. Il minivan era molto significativo per questa persona, in quanto era strettamente legato a scelte di lavoro che definivano tutta la sua esperienza di vita, le sue aspettative sul futuro, la sua identità eccetera.
Osserva attentamente
il dispiegarsi del processo di distacco:
- Rimugina per mesi sulla possibilità di salutare il minivan, con tutti i vari “è quello che resta del mio sogno”, “guidarlo mi piace tanto” etc. Letteralmente notti insonni.
- Vende il minivan. Sensazione di leggerezza, ma penso che comunque non sia stato un passo facile al momento di farlo.
- A 10 giorni dalla separazione, parziali ripensamenti, ma già contenta della decisione.
- A un mese dalla separazione, non le manca, pienamente soddisfatta della decisione.
Questo esempio non è un’eccezione. Al contrario, è tipico ed emblematico. Quasi sempre, dopo la separazione (se è volontaria), il disagio svanisce rapidamente, e l’attenzione si distoglie del tutto dall’oggetto.
Nei casi in cui vi torna, vuoi per riflessioni personali, vuoi perché un amico di tuo figlio ti chiede se il minivan è ancora in vendita, non c’è pentimento e rimpianto, ma semmai soddisfazione e un senso di maggiore sicurezza, autonomia e leggerezza.
Ora la domanda è:
come possiamo sfruttare questa dinamica per facilitarci la vita PRIMA del distacco?
Dubbio e disagio all’idea di separarci dall’oggetto X sono sempre dovuti a un’aspettativa negativa: sentiamo che rinunciarvi ci renderà più vulnerabili, meno validi, che perderlo implica in qualche modo ridurre la nostra capacità di procurarci ciò di cui abbiamo più bisogno (ossia sicurezza materiale e/o affettiva).
Se neutralizziamo questa aspettativa, neutralizziamo anche le resistenze interne.
Cosa può neutralizzare l’aspettativa negativa?
Una aspettativa positiva. La convinzione che dopo aver salutato l’oggetto, non solo ce la caveremo, ma anzi staremo meglio di prima.
Cosa può creare questa convinzione? Belle parole? Profonde riflessioni? Pensiero positivo? Autoipnosi? Affermazioni ripetute? Forse possono aiutare, ma niente è efficace quanto l’esperienza concreta di vivere l’evento o la condizione temuta, senza soffrire conseguenze negative.
Questo, in fondo, è il modo in cui le aspettative positive e negative si formano naturalmente: attraverso le esperienze che ci spingono ad associare (in modo corretto o erroneo) eventi esterni ed interni in catene causali, del tipo “se faccio A, mi sentirò B”.
Ciò avviene in modo spontaneo e continuo, ma possiamo anche intervenire per sfruttare la dinamica in funzione dei nostri obiettivi.
Si tratta semplicemente di rievocare le esperienze utili al momento giusto.
Quando intendi eliminare un oggetto importante, e parte il tira-e-molla tra la parte del SI e quella del NO, riporta alla mente gli oggetti importanti già salutati in passato, e le conseguenze positive (o assenza di conseguenze negative) di quelle decisioni.
Prima di separartene, eri pieno di dubbi, timori e sensazioni negative, come adesso.
Ma poi lo hai fatto, ed è andato tutto bene. Quegli oggetti non ti sono mancati, e nei rari casi in cui hai fatto un errore, te la sei cavata bene lo stesso. La sensazione non è stata di privazione, ma di maggiore leggerezza e autonomia.
Tanto basta.
Riportando alla memoria le emozioni di quando dovevi ancora mollare l’oggetto X e, simultaneamente, l’esperienza successiva di farcela tranquillamente senza, dai alla tua mente la prova concreta che non ha nulla da temere.
E lasciare andare l’oggetto diventa istantaneamente molto più facile.
Come ho detto, la tecnica è ultra-rapida.
E con il tempo, diventa prima automatica, e poi superflua: una volta “capito il gioco”, la mente dà per assunto che salutare oggetti importanti ma comunque superflui sia un atto che conduce a un aumento del benessere, e le eventuali resistenze sono superate facilmente, come nel prendere uno sciroppo ricostituente dal sapore non esaltante sapendo che ci rimetterà presto in forze dopo un malanno.
Caveat: le esperienze rievocate devono essere minimamente proporzionate all’entità della separazione imminente.
È chiaro che non puoi convincere te stesso a lasciare andare un pianoforte a coda su cui hai suonato per anni rievocando l’eliminazione ben riuscita di qualche tazza sbeccata. Per questo consiglio sempre, quando è possibile, di seguire un percorso progressivo eliminando solo quello che ti è facile eliminare.
A parte questo, la tecnica è universale.
Puoi usarla per superare le ansie da distacco, ma anche, ad esempio, per la riluttanza a fare nuove esperienze, o per sostenere un regime di allenamento: pensa a quando hai superato l’ostacolo l’ultima volta, e alle sensazioni/risultati positivi che ne sono seguiti.
Fatto! :-)
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