Il paradosso del vaso pieno e il decluttering omeopatico
Quante volte hai sentito di non poter fare decluttering perché...
"Non ho tempo!"
"Non so come organizzarmi!"
"Non ho nessuno che mi aiuti!"
Qualche volta sono scuse che inventiamo per non affrontare il problema…e qualche volta invece è perfino la verità.
Ma c'è una cosa su cui ogni accumulatore può sempre contare: l'istinto di raccogliere e collezionare.
Come, "può sempre contare"? Non sta proprio lì il problema?
Sì, certo, ma l'essere umano è così strano e complesso che a volte possiamo usare un veleno come una medicina.
Ed è quello che ti mostrerò come fare in questo articolo.
Partiamo da uno scampolo di saggezza vecchio come il mondo...o almeno come il Tao Te Ching:
Quello che ci sta dicendo il saggio Maestro è che un vaso pieno ha esaurito il suo potenziale. Se non può più essere riempito, non può più essere usato: ha perso la possibilità di svolgere la sua funzione, cioè quella di contenere. Non è più un recipiente, e non può più esserci utile come tale.
Quando visualizziamo uno spazio vuoto, lo associamo naturalmente a un valore neutrale o perfino negativo, nel senso che non ci sembra tanto una "presenza" quanto una "assenza".
Ma quando il vaso perde lo spazio vuoto, perde la capacità di contenere, e noi, in un certo senso, perdiamo il vaso.
Qualcosa di molto simile succede quando occupiamo certi spazi in casa.
Quando uno spazio in casa nostra perde la capacità di accogliere un'attività, noi perdiamo la possibilità di svolgerla.
Cosa voglio dire?
Per cucinare non basta avere gli utensili, devo avere un lavello VUOTO, un bancone SGOMBRO. Se il lavello e il bancone sono strapieni di utensili che "potrebbero" servire o di oggetti casuali, io non riesco a cucinare.
Allo stesso modo, per fare ginnastica devo avere almeno 2-3 metri quadri di pavimento sgombro.
Per scrivere comodamente devo avere un tavolo libero.
Se questi spazi vengono soffocati dagli accumuli, non ho perso qualcosa di vago e intangibile come la parola "spazio" ci porterebbe a pensare.
Ho perso la possibilità di cucinare in un certo modo, di fare esercizio fisico a casa mia, e di scrivere comodamente.
Ho perso delle libertà. Ho perso dei "posso".
Non so come la vedi tu, ma per me, questi "posso" non sono meno preziosi dei souvenir e delle cartacce.
Non sono neanche meno preziosi di tanti oggetti "importanti".
E soprattutto, non sono meno "parte di me". Non sono meno "pezzi di vita", come nello stato mentale accumulante ci viene da considerare gli oggetti da cui non riusciamo a staccarci.
Probabilmente, se te le mettessero davanti come le alternative reciprocamente esclusive che in effetti sono, non avresti troppi dubbi a riguardo.
"Vuoi tenere queste cartacce disordinate vecchie di anni o vuoi tenere la libertà di scrivere a un amico o a te stesso su un tavolo sgombro, in modo piacevole e senza stress?"
Sai che domandone.
Perché allora in così tanti si tengono di fatto le cartacce?
In parte, perché pensano che liberarsi sia un lavoro più lungo, faticoso e difficile di quanto in effetti è se segui un buon metodo.
Ma più che altro, è perché hanno dimenticato quello che hanno perso scegliendo le cartacce, o forse non hanno mai avuto chiara quella scelta.
Non hanno mai avuto chiaro che se rinunci allo spazio non rinunci a un'assenza, rinunci a una presenza.
Rinunci a un "posso".
Ora che hai letto fin qui, dovrebbe esserti più chiaro.
E siccome ti è più chiaro, hai di nuovo la possibilità di fare quella scelta.
Ma non solo.
Hai la possibilità di usare il veleno come medicina.
Perché se gli spazi che recuperiamo non sono in realtà dei "vuoti", ma dei "pieni" di libertà, allora anche loro possono essere raccolti e collezionati.
Strana idea, lo so, ma funziona. Se sai come usarla.
Come usare quest'idea:
Passo 1:
trasforma i tuoi spazi liberi in "oggetti" dandogli individualità e concretezza
- elenca le libertà che quello spazio contiene, i "posso" che vanno persi quando lo spazio è bloccato
- mentre lo liberi, fai delle foto, e una finale dello spazio come vuoi che rimanga sempre
- dai un nome a quello spazio, o un titolo, come se avessi creato un'opera d'arte o come se la tua cagna ti avesse appena sfornato un bel cucciolo. Le foto sono le foto della sua nascita, dei suoi primi giorni di vita.
Passo 2:
tratta casa tua come una collezione di spazi preziosi in esposizione permanente
Spesso guardiamo allo spazio vuoto come una risorsa "grezza", indistinta, priva di carattere, che acquista una sua qualità solo quando viene usata, cioè quando lo spazio viene riempito.
In realtà, in base a quello che vi sta intorno (l'argilla del "vaso"), anche gli spazi vuoti acquistano un volume, delle dimensioni, una forma. Le impressioni sensoriali generate da uno spazio sono il suo "carattere".
Per meglio percepire la forma e il carattere dello spazio libero, prova a invertire mentalmente gli spazi pieni e vuoti. Guarda queste immagini, e capirai subito il concetto:
Ricreare degli spazi a partire da accumuli disordinati, quindi, è anche un esercizio estetico. Puoi pensare al decluttering come a una forma di "scultura" dello spazio.
Casa tua è un'esposizione permanente di queste opere.
La differenza tra casa tua e un'esposizione di opere d'arte è che le tue "opere" hanno un valore non solo estetico, ma personale: contengono le libertà che hai all'interno del tuo spazio più privato, i tuoi "posso".
Sono oggetti per cui hai lavorato, che hanno una loro storia e ti ricordano determinate esperienze.
Non solo: dato che il decluttering è un vero percorso di crescita personale, quegli oggetti/spazi sono i segni tangibili del tuo progresso e del tuo successo.
Se raccogli le foto di quando li hai creati, potresti sentirli perfino come tuoi "figli". Dargli un nome può aumentare moltissimo questo effetto.
Riesci a sentire come questo modo di agire fa immediatamente scattare un senso di valore e attaccamento?
Riesci a sentire come ogni oggetto di troppo lasciato in quegli spazi appare ora come un fastidio, un insulto, un danno?
Congratulazioni: stai usando il tuo impulso di raccolta e conservazione per PROTEGGERE lo spazio libero.
Stai usando il veleno come medicina: un decluttering omeopatico!
Ora, se fossi un birbantello del marketing potrei lanciare questo concetto con altri articoli, un libro, un nuovo corso...ma non è questo che mi interessa, mi accontento che tu sappia di averlo sentito qui per la prima volta :)
Quello che invece mi interessa è: l'idea ti risuona? Pensi di provare a metterla in pratica? Come? Su quali spazi? Hai delle esperienze o delle storie in tema? Sviluppi un senso di protettività verso gli spazi che hai liberato, come una volta sentivi riluttanza a eliminare gli oggetti che li occupavano?
Fatti sentire nei commenti qui sotto!
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