Come facilitare il distacco dagli oggetti quando hanno un “valore affettivo”
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Hai mai tenuto un oggetto perché “ti dispiaceva” lasciarlo andare, anche se sapevi che non ti sarebbe mai più stato utile e rubava solo spazio?
A volte, la logica e le emozioni dicono cose diverse, con il risultato che qualunque cosa facciamo, proviamo disagio.
Se teniamo l’oggetto, ci sentiamo in colpa perché aumenta il senso di blocco e pesantezza in casa. Ma l’idea di lasciarlo andare, di escluderlo per sempre dalla nostra vita, ci fa sentire tristi, vulnerabili, non amati, vittime di una privazione dolorosa.
Ma perché questi oggetti ci fanno un simile effetto?
Alla radice di questi sentimenti vi sono privazioni materiali o affettive patite nella prima fase della nostra vita. Si tratta di dinamiche complesse e profonde, risolvere le quali richiede tempo, impegno, e soprattutto una buona comprensione dei nostri processi di elaborazione e difesa dal dolore.
Come possiamo facilitare il distacco da questi oggetti?
La trasformazione del nostro rapporto con gli oggetti è un lungo processo interiore, ma possiamo agevolarlo con semplici tecniche pratiche, piccoli stratagemmi che ci aiutino a fare la cosa giusta anche quando ancora non siamo le persone che ci stiamo impegnando a diventare.
Per facilitare il distacco dagli oggetti “difficili” vi sono due tecniche facilissime e molto efficaci. Ora te le spiego, poi te le mostro in azione!
1) contrasta l’oggetto con qualcosa a cui tieni DI PIÙ
Sappiamo già che conservare un numero eccessivo di oggetti ha un costo più alto del ricavo in termini di benessere. La nostra mente ha chiaro il concetto di priorità. Ma il cuore, a volte, ce l’ha un po’ meno chiaro: prendiamo un oggetto, l’idea di distaccarcene ci crea disagio, ne prendiamo un altro, ci crea disagio, e anche il terzo, e anche il quarto, e finiamo per tenerli tutti. Dobbiamo quindi trovare un modo per assegnare delle priorità con il cuore, oltre che con la testa.
Ci viene in aiuto un semplice principio psicologico: il principio di contrasto.
La nostra percezione di una certa qualità in X cambia notevolmente quando lo accostiamo a Y, se Y possiede tale qualità in misura molto maggiore o minore. Ad esempio, se assaggio un fragola “di plastica”, di quelle gonfiate da concimi chimici e tirate a lucido con chissà quali porcherie, posso comunque trovarne piacevole il gusto.
Ma se subito dopo ne assaggio una coltivata in modo al 100% naturale, e la trovo molto più gustosa, il sapore della prima mi apparirà insignificante per contrasto. Se vedo in una vetrina l’elettrodomestico che cercavo con il 10% di sconto mi può sembrare un’offerta allettante, ma se 5 minuti dopo lo vedo al 40% in un’altra vetrina, l’offerta del primo negozio mi apparirà addirittura svantaggiosa.
Come possiamo usare questo principio per facilitare il distacco da un “caro ricordo”?
Semplice: sapendo che dobbiamo fare una scelta, mettiamo l’oggetto a cui ci sentiamo affezionati vicino a uno a cui ci sentiamo MOLTO PIÙ affezionati, dicendo: “lascio X, ma è per tenere Y, a cui tengo molto di più!”
Possiamo accostarli mentalmente, o perfino fisicamente per aumentare l’effetto.
Avere un termine di paragone ci aiuta a dare un contesto alla nostra sensazione di attaccamento, a “misurare” la reale importanza di quell’oggetto per noi. Ci aiuta a metterlo in prospettiva nella nostra vita. Accostare X agli oggetti a cui teniamo di più in assoluto ci permette di vedere che, in fondo, X non è così fondamentale per il nostro benessere.
2) ritrai l’oggetto
Per usare efficacemente questa tecnica basta capire una cosa molto semplice ma molto importante: l’oggetto ci è caro solo in quanto è un SIMBOLO. Il valore monetario o di utilizzo dell’oggetto è irrilevante; spesso sappiamo benissimo che l’oggetto in questione risulta inutile e fastidioso sul piano pratico, ma lo teniamo in quanto è il segno tangibile di un’esperienza, un ricordo, una qualità, di qualcosa che ha per noi un valore particolare.
Ad esempio, un vecchio stereo rotto è solo un ingombro dal punto di vista materiale. Ma se è lo stereo su cui abbiamo ascoltato il primo cd o la prima cassetta che siamo riusciti a comprarci quando andavamo ancora a scuola, o se suonava quando ci siamo messi con il nostro primo amore, ecco che acquista il cosiddetto “valore affettivo”.
Ora dirò una cosa che può sorprenderti, ma che è la chiave per risolvere per sempre questo problema: in realtà, anche il valore affettivo dello stereo è nullo. Esatto: non siamo veramente attaccati allo stereo.
Quello a cui siamo attaccati in realtà è l’esperienza che abbiamo vissuto. E quell’esperienza ha già avuto il suo effetto su di noi, ci ha già formati, ci ha già arricchiti, ed è nostra per sempre. Non potrà mai andare persa o rubata, non più di quanto ce l’abbia già rubata il trascorrere del tempo.
La sensazione di disagio all’idea di separarci da quel vecchio stereo deriva semplicemente dal fatto che attiva e in qualche modo preserva il ricordo dell’esperienza. Ma esperienza e oggetto non sono la stessa cosa. E quando troviamo un modo di attivare e conservare il ricordo dell’esperienza proprio come fa lo stereo rotto, lo possiamo salutare senza rimpianti.
Non sei convinto?
Prova a fare un esperimento mentale.
Trova un oggetto da cui non vuoi separarti per via del suo “valore affettivo”. Trova l’esperienza, o il ricordo, a cui l’oggetto è associato, il motivo per cui ti è caro. Ora immagina di cancellare quell’esperienza dalla tua storia e sostituirla con un’altra, completamente diversa. Con il cambiare dell’esperienza, cambia la tua storia, e in parte la tua identità. Ma cambia anche qualcos’altro: la valenza dell’oggetto. Se lo stereo fosse stato rotto durante una lite che ha segnato la fine di una storia malata, ad esempio, forse non ci terresti così tanto ad averlo in casa tua. Se cambiamo l’esperienza, cambia anche la percezione dell’oggetto e il suo valore ai nostri occhi.
Ora fai la prova inversa: immagina di mantenere inalterata l’esperienza, ma di poter andare nel passato a sostituire quell’oggetto con uno analogo, ad esempio di sostituire lo stereo con un altro modello o un’altra marca. Provi ancora un senso di alterazione dell’identità? Provi una sensazione di perdita? Ora che hai sostituito l’oggetto nella tua storia, come è cambiato il tuo sentimento per l’oggetto che conservi?
Ciò che l’esperimento dimostra è che – nel tuo sentire – l’oggetto è in realtà subordinato al ricordo dell’esperienza:
Cambiare l’esperienza cambia il valore dell’oggetto (A), mentre cambiare l’oggetto NON cambia il valore dell’esperienza (B)! L’attaccamento che provi per l’oggetto è in realtà l’attaccamento che provi per l’esperienza: l’oggetto è solo un “recipiente” del ricordo. Il suo valore risiede tutto nel fatto che ti rimette in contatto con quegli eventi, quelle sensazioni, che ti aiuta a preservare un legame. Perciò, ti basterà trovare un modo diverso per attivare lo stesso effetto nella tua mente, e il distacco dall’oggetto risulterà molto più facile.
Cosa usare per preservare il ricordo?
Il modo più rapido e facile per conservare i ricordi associati agli oggetti senza occupare spazio è fotografarli o riprenderli in video. Grazie alla tecnologia odierna puoi fare decine di foto del tuo amato stereo rotto e conservarle per sempre senza occupare un solo millimetro quadrato del tuo spazio. Puoi perfino associare alle foto un file di testo con i tuoi appunti su tutto quello che lo stereo ti ricorda. 99 su 100, non tornerai mai a guardare quelle foto, così come non passavi i pomeriggi a guardare incantato lo stereo rotto pensando “oh, come è stato bello!”
Tuttavia, la parte di te che temeva di perdere la connessione con quel pezzo della sua storia sente che il ricordo è al sicuro, e l’oggetto materiale può anche essere allontanato.
Qui vedi entrambe le tecniche usate insieme (dal gruppo Facebook di Fai spazio alla vita; scorri in basso x vedere il video):
Bianca, che con una sua mail mi ha dato l’ispirazione per questo articolo, aggiunge:
Riflessione serale: riguardando il video mi viene il magone pensando che non ce l’ho più, l’orsetto…però poi vedo accanto a lui Priscilla che è rimasta con me… e faccio finta di avere scelto chi tenere tra i due (nessun dubbio, ovviamente!)
A chi volesse fare un video di saluto consiglierei di filmare accanto all’oggetto che se ne va un altro molto molto molto più caro che invece rimane (un animale vivente è l’ideale!) e chiedersi CHI TRA I DUE VOGLIO VERAMENTE TENERE CON ME?
Semplice ed efficace, come piace a me :-)
Ricapitolando: per facilitare il distacco da un oggetto “difficile”…
- mettilo vicino a un altro oggetto (o animaletto!) molto più importante x te (anche solo mentalmente)
- se ne senti ancora il bisogno, fotografa o filma l’oggetto. Se proprio senti di dover andare fino in fondo, prendi appunti sui ricordi che suscita
- allontana l’oggetto dal tuo ambiente appena possibile
ATTENZIONE: non abusare della seconda tecnica. Conoscevo una persona che durante un certo periodo della sua vita si era ridotta a fotografare perfino il cibo prima di mangiarlo. Chiaramente, il suo bisogno di trattenere la vita non era risolto, ma solo spostato. Usa la tecnica delle foto/video solo per gli oggetti difficili, altrimenti torni al punto di partenza: gli oggetti continuerebbero a rubarti troppe risorse (in questo caso di tempo), esattamente quello a cui il decluttering vuole porre rimedio! Dobbiamo mantenere l’efficienza del processo di eliminazione, altrimenti l’accumulo ha di nuovo il sopravvento.
Quali sono gli oggetti che ti risultano più difficili da lasciare? Come affronti il problema? Hai mai sperimentato queste tecniche?
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