Il decluttering e il guardiano della soglia
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Dal gruppo Facebook di Fai spazio alla vita:
Ciao a tutti…ho letto con interesse tutti i commenti di chi si è già buttato nell’attività di iniziare a fare spazio. Io porto paradossalmente il mio contributo contrario….ovvero da quando ho acquistato il corso sembra che io non riesca a trovare il tempo per iniziare….qualche evento ed impegno mi porta sempre a rimandare…i video gratuiti mi hanno entusiasmato e non vedevo l’ora di iniziare…purtroppo dopo ho notato invece che certi accumuli si sono fatti più grandi…Lorenzo che ne pensi? Complimenti a chi ha già fatto spazio alla vita.
Micaela
Cara Micaela, per rispondere a te e tutti gli altri che incontrano difficoltà simili voglio raccontarti cosa è successo durante il primissimo lancio di questo corso. Ridi per favore, ridete tutti, perché è l’unica risposta sana.
Dopo mesi di lavoro assiduo ai video, ai testi, agli articoli, al nuovo sito, al sistema informatico di vendita e protezione, a tutte le infernali rotture di palle che lo stato italiano ti scarica addosso per punirti di voler avere un’attività, il giorno fatidico alle ore 08.00 apro il corso al pubblico. La gente aspettava questo corso da mesi, il primo acquisto arriva alle 08.12. E per tutta la mattina, ne arrivano altri a ritmo sostenuto.
Improvvisamente, alle 15.00 tutto si ferma di colpo. Penso, beh, sarà un’orario piatto.
Due ore dopo cominciano ad arrivare le prime mail: “ho già provato 200 volte ma non riesco ad acquistare, schiaccio il tasto ma si blocca su attendere prego!”
Verifico, e non posso credere ai miei occhi: dopo mesi di istruzioni e raccomandazioni ai tecnici, dopo che il software è stato testato 3-4 volte su vendite reali la settimana prima, è davvero tutto bloccato.
La gente non riesce ad acquistare il corso.
Chiamo immediatamente i tecnici, che si mettono al lavoro per risolvere, ma intanto io ho decine, centinaia di persone che dopo mesi di anticipazioni e cinque video gratuiti sono belle cariche e quando cliccano “ordina” sentono una pernacchia.
Allora improvviso, e sostituisco tutti i tasti di ordine con dei banali bottoni Paypal.
C’è un problemino: i bottoni Paypal ti permettono di trasferire dei soldi, ma non mi fanno arrivare i tuoi dati per la fatturazione e soprattutto non fanno arrivare a te i dati di accesso al corso. Paghi e non ti arriva niente. Il software di vendita e protezione non riceve niente, quindi non genera nome utente e password per l’accesso. Come faccio a dare alle persone il corso per cui hanno appena pagato?
Sono costretto a mettere in fretta e furia il materiale su una pagina NON PROTETTA. Pensa che gioia, dopo un anno di lavoro. Resta il problema di mandare a queste persone il link della pagina, altrimenti come ci arrivano?
Una per una, mando una mail che spiega la situazione e invia a quella pagina non protetta. Arrivano mail a ritmo frenetico: “dov’è il corso che ho comprato??”. Ma se ti ho appena inviato la mail che ti spiega…mi viene un dubbio atroce. Provo a mandare a me stesso una mail dall’indirizzo di Decluttering Efficace. Non arriva. Inspiegabilmente, un indirizzo email che ha funzionato perfettamente per settimane, ha cessato di consegnare le mail PRECISAMENTE NEL MOMENTO DELL’EMERGENZA.
Scrivo all’assistenza del mio hosting, e per ben 4 scambi di mail mi rispondono sempre la stessa cosa: loro non riscontrano il problema, quando provano a inviare loro funziona tutto benissimo. Tanto piacere, intanto le mie mail non arrivano.
Allora improvviso di nuovo, e provo a mandare le stesse mail dai miei indirizzi privati in cui compare il mio nome, sperando che siano comunque riconoscibili. Niente, la marea di reclami non si arresta. Perché? Non vedete le mail??? No, non le vedono. Faccio altre prove e scopro che all’improvviso, tutte le mail spedite da tutti i miei indirizzi privati finiscono nella cartella spam. Come è possibile?
Intanto la giornata è finita, e io sono esausto, devo andare a dormire.
Il giorno dopo, il problema del software di vendita viene risolto e ricollego correttamente tutti i tasti. A questo punto, Paypal stesso – sito esterno che non ha niente a che vedere con me o il mio sito – comincia a dare problemi. Per ore, le persone non vengono reindirizzate correttamente alla pagina che spiega come trovare i dati d’accesso, e le vendite non mi vengono notificate, così non posso intervenire per aiutarle. Di nuovo, ore di delirio.
E in tutto questo, non ho ancora una mail che funziona.
Risolvo appoggiandomi per la spedizione delle mail a un servizio .smtp esterno (MandrillApp). E le mail riprendono a funzionare. Dopo ore di lavoro, finalmente riesco a mandare le persone che hanno acquistato alla pagina provvisoria, sapendo che dovrò poi perdere giornate intere per recuperare i dati di fatturazione da ciascuno di loro, mandargli i dati d’accesso e istruirli su come entrare.
A questo punto comincia ad arrivare un altro tipo di mail: “riesco a entrare, ma i video non funzionano, li scarica ma poi quando li apro si bloccano!”.
Verifico, e scopro che, inspiegabilmente, il download dei video si interrompe intorno al 30% dei file, e ovviamente non c’è poi modo di vederli. Questo dopo che avevo provato a scaricarli almeno 4-5 volte prima di dare per buona quella pagina. Contatto l’assistenza del cloud storage su cui sono conservati i file.
Secondo te cosa mi dicono, più e più volte? “Tutto perfetto, nessun problema, noi scarichiamo tutto regolarmente”. Ok, sono contento, ma sono i clienti che devono scaricare senza problemi. Niente da fare, ho dovuto risolvere cambiando servizio.
Questo è il racconto dei primi due giorni. Siamo andati avanti così per SETTE GIORNI.
Ogni singolo giorno durante il lancio, qualcosa si è guastato, e ho dovuto rimediare con mezzi improvvisati.
Lo so che sembra impossibile, ma ogni singolo software coinvolto nel lancio ha avuto in quei sette giorni malfunzionamenti improvvisi, inspiegabili e senza precedenti.
Per fortuna, gli inconvenienti tecnici ora sono risolti, e tutti sembrate molto contenti del corso. Però questa storia ti dice molto sulla risposta dell’universo al tentativo di fare “spazio alla vita”.
Una mia amica praticante di Reiki che tentava di sostenermi nei giorni più duri ha detto che ha sentito chiaramente una forza opporsi a me e al mio lancio.
Ora, a prescindere dal mio lancio, e a prescindere che si voglia attribuire tutto questo a spiriti maligni, alla supercazzola quantica preferita o a qualche forza misteriosa che nei momenti di svolta mette alla prova la nostra capacità di vivere come una nuova e superiore versione di noi stessi, il fatto resta: quando ci impegniamo per generare un miglioramento profondo nella nostra vita o in quella di altre persone, spesso si presenta un “guardiano della soglia”.
In modo a volte misterioso e improbabile, qualcosa appare a sbarrarci la via.
E spesso, è difficile capire se questo qualcosa arrivi dall’esterno rispondendo a una sorta di “richiamo” lanciato dal nostro essere in questi momenti di svolta, o non sia piuttosto una manifestazione delle nostre dinamiche interne. I confini tra le due cose sono labili. Una cosa è certa però: abbiamo sulla nostra psiche e sulle nostre azioni un controllo maggiore che sui servizi di hosting, su Paypal, sui giorni di pioggia o gli incidenti stradali.
Perciò, nel tentativo di facilitare il cambiamento, è da lì che dobbiamo partire: da quello che sentiamo, pensiamo e facciamo. Cosa stiamo facendo NOI che va in direzione opposta al cambiamento desiderato?
La psiche umana è molteplice, e diversi aspetti di essa possono essere in contraddizione e conflitto. Una parte di noi tira verso X, l’altra tira verso Y, e ci sembra di non andare da nessuna parte.
Quasi tutti, nella vita, sviluppiamo dei “grovigli” psicologici, delle strutture di convinzioni, pensieri, emozioni che sembrano opporsi dall’interno alla realizzazione dei nostri desideri.
Ma i mostri che sembrano nuotare nel mare della nostra mente sono in realtà le braccia di uno stesso e unico “animale”: a generare e mantenere quelle strutture siamo sempre e solo noi, anche se possiamo non esserne consapevoli al momento. Per raggiungere più facilmente i nostri obiettivi, dobbiamo riorganizzare la psiche in modo che i suoi vari aspetti convergano verso fini comuni. E per farlo, dobbiamo innanzitutto riconoscere e riappropriarci di quegli aspetti.
Cosa significa questo nel caso dei problemi di accumulo?
Lo stile di vita nelle moderne società occidentali incoraggia e facilita l’ammassare oggetti; questo è chiaro. Deve essere altrettanto chiaro che pur incoraggiandolo e facilitandolo, non lo impone. A parte i casi in cui montagne di roba ci vengono lasciate come eredità scomoda – una sorta di karma famigliare che tocca a noi redimere – l’accumulo non è qualcosa che succede, è qualcosa che facciamo, e lo facciamo – una parte di noi lo fa – con un preciso SCOPO.
Nell’accumulare non stiamo agendo casualmente; una parte di noi sta cercando di ottenere qualcosa.
Cosa?
Tutta la prima parte del manuale del corso è dedicata a questo argomento, ma volendo riassumere in una parola, dovrei dire “protezione”. Sicurezza. L’accumulo è la compensazione di un vuoto di sicurezza, la sicurezza di poter ottenere quello di cui hai bisogno, di farcela. Quindi di autostima: sentire di essere in grado di procurarti quello di cui hai bisogno.
Ovviamente, quando quella parte di te vede che sei in procinto di eliminare gli accumuli, dice “no! senza quelli come faccio poi??? sono vulnerabile!!!” – e comincia a generare interferenze di ogni tipo…
La parte di te che accumula non ha paura solo di ritrovarsi vulnerabile e sprovvista. Ha paura di MORIRE.
Se impari a fare a meno degli accumuli, infatti, che ne è di quel groviglio psicologico che doveva servire a proteggerti creando gli accumuli? Un aspetto strano e affascinante di queste dinamiche è che simili grovigli sembrano comportarsi come esseri viventi indipendenti: vogliono sopravvivere, e per farlo si difendono.
Ha ragione Annamaria quando dice che la catena la senti solo quando provi a muoverti. Ogni tanto, io ho anche la netta impressione che quando tiri, la catena tiri indietro.
Se i tuoi nodi percepiscono che qualcosa minaccia di scioglierli, oppongono resistenza. Cominciano a generare sensazioni, sentimenti e pensieri che in modo sottile creano nella tua vita interferenze al processo di guarigione.
Quando simili interferenze emergono per ritardare il decluttering, è segno che il decluttering avrebbe un effetto particolarmente significativo sui tuoi grovigli. Per progredire, quindi, occorre un approccio “stealth”, un approccio se vuoi più discreto, meno aperto.
Ci sono due strategie che possiamo applicare congiuntamente in questi casi: gradualità e rilassamento.
GRADUALITÀ
Immagina il tuo problema di accumulo e tutti i grovigli ad esso connessi come un pentolone di catrame messo a bollire in casa tua da…genitori, società, esperienze negative varie, karma, una strega cattiva, gli space invaders, non importa.
Il pentolone ora è lì, bolle forte e schizza una schifezza nera e appiccicosa ovunque (casa = vita). Se cerchi di afferrare il pentolone per portarlo fuori, ti bruci. Ti fai male, ti senti più debole, il dolore ti scoraggia, e perdi motivazione e fiducia nel processo di guarigione. Se però sfili discretamente da sotto il pentolone la legna che alimenta la fiamma, un pezzo alla volta, pian piano il bollore si calma, la pentola si raffredda, e la puoi versare via facilmente.
Fondamentalmente è per questo che consiglio di non strafare, di andare piano, specialmente all’inizio: perché così è più probabile passare “sotto il radar” del nostro accumulatore ferito.
Se percepisci forti resistenze, non accingerti al decluttering come se stessi per fare il tuo numero alle olimpiadi di ginnastica artistica, quello è il modo migliore per allertare l’accumulatore (o accumulatrice) e farti dare un bello strattone di catena. Fai decluttering in modo più casual, fluido, gioiosamente cazzeggiante.
Il che ci porta alla seconda strategia…
RILASSAMENTO
Il modo migliore per fallire nel decluttering è prenderlo come un compito gravoso, come un obbligo, un’ALTRA “cosa da fare”. Se la prendi così, paradossalmente il decluttering va ad aumentare la tua sensazione di sovraccarico e sopraffazione.
Una sessione di decluttering va presa come una mini-vacanza dalle cose da fare, come un momento di pausa che finalmente puoi dedicare a te stessa e al tuo benessere, come un’ora di spa.
Per questo insisto sul circolo virtuoso, sul centrare l’area verde, perché il feedback che arriva alla tua psiche quando fai decluttering deve essere il più possibile positivo: deve essere associato al benessere che sboccia riattivando le risorse bloccate, non al malessere che tentiamo di coprire con i mucchi di roba.
Da un punto di vista più profondo, considera che la tua piccola accumulatrice ferita funziona sostanzialmente come una bambina piccola. Una bambolotta spaventata con una spessa catena attaccata al tuo collo e la forza di un gorilla di montagna. Cosa sarà meglio fare per convincerla a mollare questa benedetta catena e uscire a giocare nel sole con gli altri gorillini felici? Ordinarle di fare i compiti? Dirle che certe cose vanno fatte e basta e non si discute?
Oppure farle vedere con pazienza, compassione e dolcezza che l’altalena è più divertente della catena?
Il disturbo da accumulo è radicato nella paura, e l’antidoto migliore alla paura sono abbracci e sorrisi. Sorridi alla tua piccola accumulatrice, sorridi ai tuoi accumuli, sorridi alle tue interferenze iniziali, sorridi al guardiano della soglia. Rilassati e divertiti a riscoprire quanto la vita può essere più facile e leggera quando lasci andare le zavorre protettive.